UNA PALAZZINA STORICA

Tutto comincia con l’unità d’Italia, e la scelta di Roma come capitale del nuovo Regno. Quintino Sella, politico e scienziato, ha un grande progetto in testa: Roma non sarà importante solo per il suo ruolo politico ma anche per quello scientifico.

In quello che oggi è il quartiere Monti, tra i colli Esquilino e Viminale, Sella pensa di costruire una “cittadella della scienza”. Ci sono già un istituto di chimica e uno di ingegneria; manca quello di fisica per il quale dovrà essere costruita una palazzina apposita.

A dirigere il nuovo Regio Istituto di Fisica viene chiamato  un fisico che viene da Gorizia: Pietro Blaserna (1836-1918). Sarà il primo Direttore dell’Istituto e professore di Fisica sperimentale. Blaserna aveva visto come funzionavano alcune università all’estero e voleva fare la stessa cosa a Roma. Voleva creare un “ambiente creativo” per lo sviluppo della scienza.

Con lui nasce la prima “scuola pratica” di fisica del Paese, che modificava in maniera rivoluzionaria il rapporto tra professori e studenti. Non c’erano più solo lezioni dall’alto della cattedra, ma gli allievi erano finalmente liberi di usare gli strumenti e condurre esperimenti in modo autonomo, accedendo al laboratorio senza dover rispettare orari o programmi prefissati.

Alla morte di Blaserna nel 1918, toccò a Orso Mario Corbino (1876-1937) dirigere il Regio Istituto di Fisica.

Le sue idee erano perfettamente  in linea con quelle del suo predecessore. Anche lui voleva creare a Roma una scuola di fisica moderna e all’avanguardia, al passo con i maggiori centri di ricerca dell’epoca. Consapevole dell’arretratezza in cui versava la ricerca in Italia, nel corso della sua direzione trasformò l’Istituto romano di via Panisperna in un centro innovativo che divenne sede degli studi della fisica più avanzata.

Per questo, dopo essermi laureato, andai a presentarmi proprio a Corbino. Ci trovammo subito molto in sintonia, e lui mi suggerì come prima cosa di andare a fare esperienza all’estero, per imparare dai più grandi.

Quando tornai dai miei viaggi, nel 1926, ottenni la prima cattedra in Italia di Fisica teorica, proprio nell’Istituto. C’era un bell’ambiente e avevamo tanta voglia di sperimentare. Arrivarono studenti brillanti anche dalle facoltà di ingegneria e chimica, e creammo un gruppo di studiosi tutti molto giovani, compreso me, tanto che siamo diventati famosi come i “ragazzi di via Panisperna”.

La ragione della nostra fama sono gli esperimenti sulla radioattività del 1934, fondamentali per lo sviluppo dell’energia atomica. Ve li racconterò a breve più in dettaglio. Ora mi preme però dirvi che le nostre scoperte si sono intrecciate con i grandi avvenimenti del ‘900. Abbiamo vissuto due guerre mondiali e ognuno di noi ha fatto la sua scelta.

Tra il 1936 e il 1937 il gruppo si è disperso. Qualcuno ha vinto una cattedra in un’altra città, qualcuno è andato fuori. Emilio Segré ha cercato lavoro negli Stati Uniti per sfuggire alle leggi razziali.

Anche io dopo il Nobel sono partito con la famiglia per andare negli Stati Uniti. Laura, mia moglie, era ebrea, ed eravamo spaventati di quello che sarebbe potuto succedere. Ma non era la sola ragione. Avevo voglia di andare avanti con le mie scoperte e sapevo che gli Stati Uniti erano il posto giusto per farlo in quel momento.

Nel 1936 intanto la facoltà di fisica era stata trasferita nella nuova Città Universitaria, dov’è ancora oggi.

Nel 1943 nella palazzina arrivarono i tedeschi, che la utilizzarono come base. Poi divenne l’archivio della polizia  di Stato, e venne inglobata nel Ministero degli Interni.
Ancora oggi, per accedere, serve un’autorizzazione del Viminale.

Nel 1999 è stata approvata all’unanimità dal Parlamento italiano l’istituzione del Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche ‘Enrico Fermi’.
Dopo un lungo lavoro di restauro, alla fine del 2019 è avvenuta la consegna ufficiale della nuova sede.

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