In questa visione, venne designata la zona del  Viminale come luogo più adatto ad ospitare le nuove facoltà scientifiche del Regno.

Sul colle esisteva già l’Istituto di Chimica, diretto da Stanislao Cannizzaro, nel chiostro dell’ex convento di San Lorenzo a Panisperna. Per ospitare il Regio Istituto di Fisica dell’Università di Roma, inaugurato nel 1881, venne appositamente costruita una nuova palazzina, su idea e progetto di Pietro Blaserna.

Blaserna era un fisico tipicamente ottocentesco, ma aveva delle idee davvero innovative, soprattutto per quanto riguardava l’insegnamento della fisica e il rapporto con gli studenti.

Ispirandosi a realtà come la scuola di Copenaghen, il Cavendish Laboratory di Cambridge, l’Institut Pasteur di Parigi, o anche al gruppo di Giuseppe Levi a Torino, riuscì a creare a via Panisperna  un ambiente creativo nel quale i singoli scienziati potessero  portare avanti scoperte e innovazioni per lo sviluppo e il progresso culturale e scientifico idel paese.

La nuova fisica qui praticata, nel progetto di Blaserna, doveva coniugare sperimentalismo e teoria.

La sua idea era quella di creare una vera e propria ‘casa della fisica’ il cui centro doveva essere il laboratorio. Il rapporto tra  studenti e professori venne così rivoluzionato.  I giovani avevano finalmente la possibilità di accedere ai laboratori e  prendere confidenza con gli  strumenti, usandoli per svolgere le proprie ricerche in modo autonomo e originale.

Si trattava di una novità di non poco conto per l’Italia, perché è vero che c’erano i gabinetti di fisica ad esempio a Firenze o Bologna, ma una ‘scuola pratica di fisica’ come si svolgeva a via Panisperna, era davvero qualcosa di unicum.

La stessa architettura della Palazzina era funzionale a questo scopo.

Al piano terra si trovavano alcuni laboratori e aule per lezioni, oltre alle officine meccaniche per la costruzione o la riparazione di strumenti scientifici.

Gli studenti dei primi due anni, anche medici, ingegneri e matematici, potevano soggiornare al piano terra.

Solo gli studenti che avrebbero proseguito con lo studio della fisica potevano salire le scale e accedere al primo piano, dove si trovavano la biblioteca, i laboratori specializzati con strumenti di precisione e gli studi dei professori. Particolarmente curata era la biblioteca, nella zona centrale del primo piano, dove oltre ai testi classici della fisica ottocentesca, si trovavano le riviste più importanti e all’avanguardia dell’epoca, su cui erano pubblicate e circolavano le nuove teorie e i nuovi esperimenti di tutta ‘Europa.

Al secondo piano c’era l’appartamento del direttore, com’era tipico del tempo.

Nel 1899 Blaserna riuscì ad ottenere l’istituzione di una cattedra di Fisica complementare, che fu assegnata al suo allievo Alfonso Sella; l’anno successivo riuscì inoltre a chiamare a Roma Vito Volterra sulla cattedra di Fisica matematica: a quel punto l’istituto contava tre ordinari, un primato nazionale assoluto.

In quegli anni l’Istituto assunse un ruolo centrale e divenne sede, oltre che della prima scuola fisica sorta in Italia, della SIF, della SIPS, dell’Ufficio internazionale del Corista uniforme e del Circolo fisico.

Blaserna morì nel 1918. Lo stesso anno gli successe Orso Maria Corbino, che seppe cotinuare la sua opera con lo sesso spirito di apertura.

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