Come parlare di una cosa così astratta come la fisica nucleare a bambini e bambine di quinta elementare? E come raccontare una storia di ricerche, di scelte e di guerra che è accaduta in un tempo più antico dei loro nonni?

Da quando abbiamo aperto il Museo alle scuole, dopo la pandemia, abbiamo ricevuto da più parti la richiesta di adattare il percorso di visita anche ai più piccoli. L’anno scorso, grazie anche all’arrivo di Domenica Verduci, bravissima educatrice museale specializzata in mediazione scientifica, è partita una sperimentazione con le classi terze della scuola media che ha riscosso molto successo. Quest’anno, oltre a inserire visite regolari anche per le classi di scuola media inferiore, abbiamo quindi deciso di lanciarci in una visita pilota con una quinta elementare, grazie a una collaborazione con l’istituto comprensivo Principe di Piemonte di Roma.

Bambine e bambini hanno cominciato la visita in Aula Fermi, con una breve introduzione di Domenica sulla storia dei cinque ragazzi di via Panisperna e le loro scoperte. Poi la classe è stata divisa in due gruppi, affidati rispettivamente a Domenica e a Stefano Cecchini (fisico e borsista del Museo) che hanno seguito un percorso all’interno del Museo adattato a loro, privilegiando le installazioni più interattive.

Poi è stato il momento del gioco. Nell’ampio spazio del cortile bambine e bambini hanno mimato e danzato i movimenti delle particelle elementari insieme a Michela Marafini, ricercatrice del CREF e ideatrice del laboratorio Memory delle particelle, che è stato presentato in anteprima alla notte dei Ricercatori 2023 e poi al Festival della Scienza di Genova e ad Albenga in Scienza, sempre con grande successo.

Cosa abbiamo imparato da questa giornata? Che i bambini sono ricettivi e curiosi, oltre ad essere attentissimi a ogni dettaglio e fare le domande più disarmanti.

Presentare la Storia attraverso le storie di vita dei singoli funziona sempre, specialmente quando si tratta di un gruppo di amici quasi supereroi, con soprannomi un po’ buffi. Lo sguardo da Basilisco e la solitudine di Majorana, soprattutto, li hanno colpiti moltissimo, e hanno aiutato bambine e bambini a mettersi in relazione anche con persone di un passato lontano.

All’interno del Museo ha funzionato la possibilità di adattarsi alla loro curiosità, e il dare tempo al gioco. L’installazione con fermioni e bosoni ha inspirato coreografie collaborative e piuttosto creative, e le domande sono fioccate a raffica.

Il laboratorio poi, basato su un gioco semplice e universale come il memory, dà la possibilità di muoversi liberamente; mentre la teatralizzazione e il movimento aiutano il coinvolgimento e la memorizzazione di nozioni che altrimenti rimarrebbero astratte.

Ripeteremo questa esperienza? Sicuramente sì, anche se siamo consapevoli che inserire visite delle scuole elementari su una base regolare richiede un impegno di tempo e persone che in questo momento non possiamo garantire. Ma è stata sicuramente un’esperienza che ci ha permesso di valutare questa possibilità e sicuramente lanceremo delle iniziative in proposito. Vi faremo sapere!

Condividi questo articolo: